lunedì 9 novembre 2009

C'era una volta l'Europa... Domani ci sarà Una Europa?

Posso immaginare che molti storceranno il naso nel leggere l'ennesimo post sulla ricorrenza del ventennale della caduta del Muro di Berlino. Lo so, forse non brillo di particolare originalità. Ma ritengo che su uno stesso argomento, ogni spunto di riflessione possa portare un proprio contributo, anche solo di sostegno a una idea partita come vera riflessione originale.
Veniamo, ora al punto.
Venti anni fa crollava un muro che ha rappresentato anzitutto dolore per i cittadini di una città divisa in due, abitanti della stessa terra, ma "appartenenti" a due Stati che si erano dichiarati nemici l'uno dell'altro, proiezione in piccolo del conflitto a freddo che ha tenuto costantemente in tensione direttamente una parte del mondo, indirettamente tutto il restante. Il muro quella notte di venti anni fa viene squarciato e si riapre per la Germania una nuova fase di unificazione, precisamente la terza, se si vuole considerare un tentativo di unificazione il piano criminale di un piccolo austriaco schizofrenico, che qualche decennio prima, partito con l'idea di riunire tutto il popolo germanico sotto un'unica bandiera, aveva fuso entità storicamente rimaste sempre separate, per poi alzare il tiro e vagheggiare la nascita di un impero mondiale.
In realtà, però, non possiamo evitare di guardare anche in casa nostra. E il caso ha voluto che pochi giorni prima di questa ricorrenza di valenza internazionale, anche in Italia - sempre sotto silenzio, come capita per questo genere di occasioni - si "festeggiasse" l'Unità d'Italia, la Repubblica che abbiamo la (s)ventura di abitare e che, tra poco meno di due anni, festeggiare il terzo cinquantenario: una festa con i fichi secchi, visti i continui tagli al bilancio statale, alla crisi che - giustamente, sia detto - assorbe tutte le risorse economiche del Paese. Prospettiva che ha fatto andare letteralmente su tutte le furie il campione del patriottismo costituzionale 2.0, ovvero il senatore Ciampi, che molto si diede da fare durante il suo mandato presidenziale per inculcare negli italiani il sentimento di italianità legato non solo e non tanto alle "belle tradizioni del nostro popolo" (leggi, per la maggior parte di queste, cattolicesimo), ma piuttosto ai valori che ispirarono i fondatori della Repubblica, in un tentativo di riappacificazione storica e sociale che non gli ha evitato di commettere qualche atto di ambiguità (vedi, la "riabilitazione" dei repubblichini).
Insomma, anche qui ci troviamo di fronte a una unificazione, forse mai completata e sempre incerta grazie anche a certe tendenze politiche manifestatesi proprio negli ultimi venti anni.
Ma la "festa" non finisce qui: ancora qualche giorno prima si è finalmente riusciti ad ottenere il deposito di tutti gli strumenti di ratifica del Trattato di Lisbona, che finalmente (!) dopo cinque anni dal fallimento della Costituzione europea di Roma, sarà in grado di dare all'UE una struttura in piccola parte riformata, ma comunque ancora largamente inadeguata a trasformare il vincolo internazionalistico che lega gli attuali membri in un vincolo di tipo costituzionale - a questo punto la speranza è data dallo sviluppo della prassi istituzionale e della giurisprudenza della Corte della Comunità Europea, che grande ruolo rivestire nel corso del "federalizing process", come ha dopotutto sempre fatto in tutta la storia comunitaria. Ad ogni modo, per adesso, la riforma ha aperto solo il toto-candidatura per le poltrone di rilievo, in particolare quella della Presidenza dell'Unione e quella dell'Alto Rappresentante, ovvero qualcosa di simile al Ministro degli Esteri, dando la stura agli egoismi nazionali, particolarmente da noi, dove sarebbe vissuto come un affronto al nostro "prestigio" l'eventuale rigetto del nome italiano.
Da europeista, non posso far altro che essere molto scettico e sospettoso nei confronti di questi meccanismi di spartizione, che nel rutilante vortice di pochi nomi illustri sui quali puntare l'attenzione, dimenticano - o vogliono far dimenticare ai cittadini - il dolore di molti, dato dalla esistenza nella casa europea di un muro della vergogna che separa in due, ancor oggi, la capitale di uno dei suoi Stati membri.

1 commento:

  1. Interessantissimo!
    Per completare l'argomento invito a dare un'occhiata al mio blog sui confini, dove alla pagina "RDT (Germania Est)" c'è una ricca galleria di foto ad alta definizione, raffiguranti i confini berlinesi anche nel periodo "pre-muro" 1950-1961.
    Saluti cordiali!

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